RESIDENZA #1
AUTORE: Miguel Castro Caldas
COMPAGNIA: Angelo Colosimo/Wobinda
TESTO: Were I to live, you would be dead
RESIDENZA: Napoli, dal 9 al 16 febbraio 2020
Miguel Castro Caldas
Miguel Castro Caldas è drammaturgo, traduttore e insegna drammaturgia e short fiction alla School of Arts and Design. Per il teatro ha lavorato, fra gli altri, con Bruno Bravo, Jorge Silva Melo, Gonçalo Waddington, Miguel Loureiro, António Simão, Tiago Rodrigues, Teresa Sobral, Raquel Castro, Pedro Gil, Lígia Soares, Gonçalo Amorim, Rute Rocha, tra gli altri. I suoi testi sono pubblicati nella raccolta Livrinhos de Teatro dos Artistas Unidos e dagli editori Ambar, Douda Correria, Mariposa Azual, Culturgest, Primeiros Sintomas e nelle riviste Artistas Unidos, Fatal e Blimunda. Ha tradotto Samuel Beckett, Harold Pinter, Ali Smith, William Maxwell, Joyce Carol Oates, Salman Rushdie, Senel Paz, tra gli altri. Ha vinto il premio SPA per la migliore rappresentazione teatrale con il suo testo “Se eu vivesse tu Morrias”.
Angelo Colosimo / Wobinda
Nato in Calabria e laureato al DAMS di Bologna, nel 2001 inizia a frequentare corsi di Improvvisazione Teatrale con l’Associazione Culturale Belleville, con cui collabora, succesivamente, per il Teatro Ragazzi. Nel 2007 entra alla scuola per attori del Teatro Due di Parma lavorando con Valerio Binasco, Claudio Longhi e Walter Le Moli. Sempre nel 2007 inizia la collaborazione con Francesco Brandi, portando in scena Tutta colpa degli uomini con Margot Sikabonij. Tra le numerose esperienze: Storie Naturali, Il vecchio innamorato, la realizzazione dello spettacolo per la città di Bologna Bologna 150 (2011) e lo spettacolo Dozza un Uomo (al) Comune. Del 2012 è Bestie Rare (semi-dramma in Lingua Calabra) – scritto e interpretato da Colosimo e diretto da Roberto Turchetta – spettacolo vincitore drammaturgie nascoste, finalista premio CassinoOFF e vincitore del Premio Brisa. Del 2016 è invece HTLM HamleT Last Minut scritto e diretto da Francesco Brandi. Nel 2015 Colosimo scrive e interpreta L’Agnello di Dio, omaggio ad Annibale Ruccello, spettacolo finalista del Premio Testori.
Were I to live, you would be dead
Quest’opera ha la natura di un saggio, di un esperimento, di un’indagine ed esplora uno dei limiti del teatro: il testo. Il testo è reso disponibile accanto alla sua rappresentazione sul palcoscenico; quindi, gli spettatori possono alternare la lettura e la visione dello spettacolo. Una delle principali preoccupazioni è proprio data da questa particolare distanza che si viene a creare tra vedere e leggere. Anche se leggere significa anche vedere, implica una sorta di cecità: si può leggere solo se si perdono di vista lettere, parole, frasi, insomma, il testo; si ottiene l’accesso al significato solo liberandosi dalla forma. Were I to live, you would be dead si muove, dunque, in questo divario tra leggere e vedere, tra libro e palcoscenico, stuzzicando l’attenzione ballerina degli spettatori, il loro sollevare o far cadere la testa, le oscillazione del collo. Mettendo in luce, quella coreografia senza voce di tutto ciò che si può vedere in scena